Restauro Made in Italy all’estero: il caso dei siti archeologici del Libano

A cura di Cooperativa Archeologia

lunedì 16 maggio dalle ore 17:15 alle ore 18:30 – Sala Sottani

Relatore: Renzo Bozzi

A partire dal 2014, Cooperativa Archeologia ha acquisito lavori di archeologia, restauro e valorizzazione in Libano finanziati grazie a fondi inviati – come donazioni o prestiti a lunga scadenza – dal Ministero degli Esteri Italiano per mano dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione e lo Sviluppo.

L’ambizioso programma ha voluto focalizzare l’attenzione sulla conservazione e la tutela di monumenti ed aree archeologiche libanesi di grande rilievo: il Castello di Terra e il cosiddetto Khan El Echle della città di Saida e le aree archeologiche delle città di Tiro e Baalbek.

Tutti i progetti hanno avuto alcuni comuni denominatori caratterizzanti: un breve survey archeologico eseguito nelle aree oggetto dei lavori; il restauro dei monumenti pertinenti, quale aspetto principale; la valorizzazione degli stessi, per armonizzarli nel contesto cittadino e renderli maggiormente fruibili. Gli interventi di restauro sono stati eseguiti dal personale specializzato di Cooperativa Archeologia, mentre gli ambiti collaterali di ordine infrastrutturale (demolizioni, nuovi percorsi di visita, nuovi edifici di ingresso, servizi e allestimenti museali) sono stati realizzati in collaborazione con piccole realtà imprenditoriali locali.

Il Castello di Terra di Saida – denominazione moderna dell’antica città di Sidone – è una fortezza crociata di epoca medievale, fondata sui resti di un teatro romano del I sec. d.C. A causa dell’incuria e dell’abbandono, molte porzioni risultavano già crollate ed altre in precario stato di conservazione. Fine principale dell’intervento è stata, dunque, la messa in sicurezza di alcune strutture, assieme al restauro delle superfici murarie. Grazie ad un’attenta indagine archeologica, è stato possibile acquisire maggiori informazioni sulle strutture più antiche del teatro ed integrare, nel nuovo percorso di visita, le porzioni di pavimentazioni ed intonaci originali riportate in luce.

Il Khan El Echele a Saida è un caravanserraglio, ovvero uno di quei tipici edifici di area mediorientale, dedicato all’accoglienza delle carovane provenienti dall’interno del continente asiatico e allo stoccaggio temporaneo delle merci, in attesa del loro imbarco su vascelli diretti verso i porti europei ed africani. Dopo lunghi anni di riconversione dell’edificio per altri scopi (caserma e carcere) e in seguito ad abbandono, le strutture risultavano in precario stato di conservazione. La prima parte dell’intervento ha riguardato, dunque, la demolizione di tutte le superfetazioni moderne e un adeguamento strutturale delle porzioni più deteriorate. A seguito del rifacimento delle coperture, si è proceduto al restauro delle superfici murarie e adeguamento degli impianti, pavimentazioni e infissi. In contemporanea, si è dato il via anche alle finiture e all’allestimento degli spazi, con destinazione multifunzionale: botteghe, aule studio, caffetteria e struttura ricettiva.

Il terzo e più grande progetto racchiude lavori di restauro nelle due più belle ed importanti aree archeologiche libanesi: Tiro e Baalbek. Tiro, lungo la costa meridionale, conserva due ampie porzioni della città antica, con vestigia che vanno dall’epoca fenicia fino all’età bizantina e testimonianze anche di epoca crociata. Si è provveduto pertanto al restauro dei monumenti mirando alla conservazione della storia millenaria della città. Al tempo stesso è stato implementato un nuovo percorso di visita, con la creazione di vialetti per rendere più agevole l’esperienza dei turisti. Stesso approccio è stato dedicato a Baalbek, antica città nell’interno del paese, al centro della Valle della Bekaa. A causa della sua posizione in quello che era uno dei bracci della Mezzaluna Fertile, su una battutissima via di comunicazione tra la Siria, la costa e l’Egitto, Baalbek è stata caratterizzata – per tutte le popolazioni che si sono avvicendate nel suo controllo – da una spiccata componente religiosa: a partire dall’età ellenistica, il sito è stato monumentalizzato assumendo le sembianze di un grandioso recinto sacro con templi di enormi dimensioni dei quali si conservano ancora molte parti. Cooperativa Archeologia è stata impegnata nel restauro delle famose sei colonne superstiti del Tempio di Giove: l’intervento ha rappresentato una sfida sia dal punto di vista strutturale, per garantire la stabilità del colonnato, sia dal punto di vista del restauro delle vaste superfici, con speciale attenzione a capitelli e architrave.