
A cura di CEAM, CEAM Heritage, DAGRI, POR FSE Regione Toscana e forse OPD e Museo di Antropologia. Chiara Manfriani, Giovanni Gualdani, Simone Campinoti, Massimiliano Manzini, Marco Fioravanti, Andrea Santacesaria, Marco Benvenuti/Maria Gloria Roselli (Dipartimento DAGRI Università degli Studi di Firenze, CEAM Group, Opificio delle Pietre Dure, Sistema Museale di Ateneo/Museo di Antropologia e Etnologia). Cofinanziatori: POR FSE Regione Toscana, piano GiovaniSì – alta formazione e la ricerca in ambito culturale.
martedì 17 maggio dalle ore 12.45 alle ore 13.45- Sala Sottani
Relatori:
Presentazione delle Tecnologie: CEAM – Simone Campinoti
Presentazione del progetto: Chiara Manfriani, Giovanni Gualdani, Marco Fioravanti
Applicazioni ai casi studio: SMA – Prof. Marco Benvenuti/Maria Gloria Roselli e OPD – Andrea Santacesaria
Il controllo della qualità ambientale e lo sviluppo di efficaci strategie di conservazione preventiva dei rischi climatici risultano azioni imprescindibili per la tutela dei beni culturali, specialmente per materiali igroscopici (legno, carta, pelle e altri materiali organici), in relazione alle variazioni termo-igrometriche dell’ambiente (indoor). In questo contesto, tali strategie risultano d’importanza cardinale per la definizione di un percorso metodologico che abbia lo scopo di ridurre il rischio di fenomeni di degrado e danneggiamento sulle opere [1].
L’impiego di innovative tecnologie basate sull’approccio Internet of Things (IoT), ovvero di strumenti e sensori intelligenti interconnessi su un’unica piattaforma gestionale consultabile da remoto (accesso dal web con un personal computer o da una app su smartphone), possono realisticamente sostenere gli operatori (curatori museali, conservatori, restauratori, ecc…) nella gestione di corrette dinamiche ambientali. La suddetta tecnologia, adeguatamente messa a punto durante il progetto PREMUDE1 e ricerche precedenti [3], può permettere di attuare efficacemente il concetto di “clima storico” proposto dalla normativa europea UNI EN 15757:2010 [2]. Si tratta di un approccio che, basandosi sullo studio della storia climatica a cui i manufatti sono stati esposti, individua i limiti di sicurezza delle fluttuazioni dei parametri climatici di temperatura (T, °C) e umidità relativa (UR, %) in relazione alle loro condizioni conservative. Questa fase propedeutica permette di agire in modo flessibile, adeguandosi agli specifici e complessi bisogni di una collezione o di un singolo manufatto, oltre che presentare una maggiore sostenibilità energetica ed economica rispetto ad approcci più ‘tradizionali’.
La piattaforma cloud CWS®, messa a disposizione dall’azienda partner del progetto CEAM Group, usufruisce di:
-Metodi passivi:
Essi sono caratterizzati da un monitoraggio di rilevamento ambientale effettuato con sonde di T e UR visibili in tempo reale, anche sottoforma di tracciati temporali (trend), e integrabili da altri sistemi di monitoraggio (in prospettiva si prevedono di connettere sonde di misurazione dell’intensità luminosa, degli inquinanti atmosferici, ecc…).. È possibile inserire soglie climatiche di allerta sulla base delle specifiche necessità delle opere ed impostarne degli allarmi, opportunamente comunicati agli utenti (tramite e-mail, messaggistica, notifiche app, ecc…), per l’eventuale superamento. Tutti i dati sono scaricabili in qualsiasi momento.
-Metodi attivi:
Il principale traguardo del sistema prevede l’interfaccia e l’attuazione di azioni correttive sul clima effettuate, anch’esse, direttamente da remoto. Attraverso la comunicazione di un allarme, come già sopraindicato, l’utente è in grado di attivare moduli di climatizzazione, come eventuali sistemi di umidificazione o riscaldamento, per sopperire a fenomeni climatici rischiosi per la conservazione dei manufatti.
La piattaforma IoT permette, inoltre, l’inserimento di schede conservative e fotografie dei beni culturali, potenzialmente accessibili a visitatori o ad altri utenti: infatti la logica del sistema CWS® permette accessi multi-utenza impostati su base gerarchica per la visualizzazione dei dati e l’eventuale gestione dei correttivi (alcune funzioni e dati sono visualizzabili/non visualizzabili, permesse/omesse a seconda del grado dell’utente).
Questo sistema di semplificazione gestionale delle collezioni museali è stato attuato a vari casi di studio: il Museo di Antropologia e Etnologia del Sistema Museale di Ateneo di Firenze (un interessante contesto applicativo per l’eterogeneità di manufatti polimaterici, che presentano esigenze conservative differenti anche relativamente alle condizioni climatiche) e i laboratori di restauro della Fortezza da Basso dell’Opificio delle Pietre Dure di Firenze. In entrambi i luoghi sono stati installati dei sensori LoRa-C®, basati sulla tecnologia long range, e attivati sistemi di umidificazione locale gestiti in remoto e che hanno permesso di testare efficacemente le potenzialità di un sistema che si prospetta particolarmente interessante e risolutivo anche per l’assistenza alla movimentazione e al monitoraggio di opere d’arte sottoposte a prestiti per mostre temporanee.
1 Progetto «PREMUDE–Modelli innovativi di conservazione PREventiva in contesti MUseali e DEpositi post-emergenziali» Finanziamento Regione Toscana, piano GiovaniSì – alta formazione e la ricerca in ambito culturale.
[1] Boersma, F. Preventive conservation—more than ‘dusting objects’? An overview of the development of the preventive conservation profession, in Journal of the Institute of Conservation, 2016, 39, 1; 3–17
[2] UNI EN 15757:2010 – Conservazione dei Beni Culturali – Specifiche concernenti la temperatura e l’umidità relativa per limitare i danni meccanici causati dal clima ai materiali organici igroscopici
[3] Manfriani, C., Gualdani, G., Goli, G., Carlson, B., Certo, A.R., Mazzanti, P. & Fioravanti, M. The Contribution of IoT to the Implementation of Preventive Conservation According to European Standards: The Case Study of the “Cannone” Violin and Its Historical Copy. Sustainability, 2021, 13: 1900.



