TAVOLA ROTONDA - Orizzonte internazionale: dal “restauro etnico” in Italia alle opportunità di lavoro all'estero a cura di Carolina Izzo

Sabato 27 aprile – 13.30-14:45   | Sala Sottani

 

IL RESTAURO, DALLA FORMAZIONE AL LAVORO per i giovani restauratori, in Italia e all’estero.

La possibilità di giovani restauratori italiani di andare all'estero a fare esperienze lavorative anche a partire dal restauro di opere d'arte “etniche” che possono avvicinare il mondo del restauro italiano a quello di paesi europei ma anche molto lontani. Il collegamento ideale tra l’Italia e il Paese estero che può ospitare un giovane è la prevenzione, e come questa viene concepita e attuata.

Ma cosa possono fare le istituzioni del Restauro e le Università per favorire lo scambio non solo in ottica “formazione” ma soprattutto con possibilità lavorative reali di media o lunga durata? Come posso interagire le aziende private italiane con gli enti che si occupano del restauro nei vari Paesi del mondo? Oppure che finanziano restauri in quanto fondazioni, associazioni, promotori di inizative di conservazione a fini di nuove fruizioni? Come possono, i giovani italiani, capire a chi e come rivolgersi per realizzare una esperienza lavorativa all’estero in questo settore. Crediamo che un approccio possa essere quello, appunto, della conoscenza delle opere d’arte e dell’artigianato artistico etnico. Se non possono viaggiare le opere, possono farlo i giovani restauratori?

Lo abbiamo chiesto a:

- Carolina Izzo, restauratrice italiana con attività proprie in Nuova Zelanda;

- prof. Stefano Della Torre, Politecnico di Milano, promotore del concetto di conservazione preventiva e programmata;

- dott.ssa Rossella Moioli, autrice del volume “La conservazione preventiva e programmata... Gli interventi di Fondazione Cariplo sul territorio”;

- Catherine Burnett, che si occupa per Palazzo Spinelli dei progetti di cooperazione internazionale.

Un esempio? L’Italia come Paese ricco di beni culturali e di professionisti nel settore, e la Nuova Zelanda come Paese in cerca delle proprie tradizioni e specializzata nella preservazione dei Taonga (opere di valore) più che nel restauro ‘conservation’.

Questo punto di vista, decisamente opposto a quello classico italiano, non solo incuriosisce i giovani professionisti europei ma apre loro una visuale nel mondo della conservazione dei beni culturali, generalmente, finora, non trattato nei piani di studio.

Da qui nasce la possibilità di scambiare punti di vista ed esperienze fra culture, a completamento del proprio curriculum. La ricerca e l’esperienza all’estero è stimolante dal punto di vista del fruitore per l’opportunità di mettere in atto le conoscenze acquisite insieme alla necessità di adattarle ai diversi modi di valorizzare il patrimonio locale.

Racconti di esperienze e suggerimenti potranno esaudire la curiosità degli ascoltatori.

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